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Come i bambini apprendono i rapporti spaziali?

Un articolo della psicoterapeuta Miriam Gandolfi, ricco di spunti operativi, a partire da ciò che conosciamo dei bambini. Imparare a osservare i bambini nei loro percorsi esplorativi, senza intervenire eccessivamente, significa aiutarli a raffinare la loro "bussola", costituita dal corpo che gli permette di orientarsi nello spazio (e poi gli permetterà di leggere e scrivere).

30.08.2018

Come i bambini apprendono i rapporti spaziali? - Immagine: 1
Il bambino fin dalla nascita è dotato di un sistema percettivo che gli permette di decodificare, per esempio, quando viene preso in braccio e anche di comprendere chi lo prende in braccio. La sua sensibilità a cogliere le variazioni di tono e il contesto lo rendono in grado di percepire la rigidità di chi lo prende braccio.

Entro il terzo mese di vita il bambino acquisisce la linea mediana del suo corpo e scopre la legge della simmetria che governa la maggior parte dei processi di sviluppo in tutti gli esseri viventi. L'operazione di congiungere le mani per portare l'oggetto o le sue stesse mani alla bocca è l'indicazione di questa competenza psicomotoria che serve a creare e consolidare l'immagine del corpo nello spazio.

Il bambino, grazie al suo sistema sensoriale e motorio, diventa la punta di un compasso da cui partire per marcare porzioni di spazio via via più larghe intorno a lui, alla portata dei suoi occhi e orecchi, delle sue mani, dei suoi strisciamenti prima e passi poi, a misurare, in cerchi sempre più ampi, ciò che esiste là fuori. Dunque tutto ciò che un adulto lascia trovare a un bimbo è un modo per raffinare l'uso del suo compasso. Da dove viene quella musica o quella voce? Cosa sono quei fogli sul pavimento che si accartocciano e fanno rumore? Certo, i grandi devono prendersi la briga di guardarlo a vista se decidono di lasciargli fare una "passeggiata". 

Passeggiare, ma come? Finalmente con i piedi sul pavimento, dopo aver compreso come sollevare quel fagotto umido che i grandi chiamano pannolino, cercare di sollevare un piede e sentire che una forza lo tira giù. Così la scoperta della gravitazione universale continua.

Capire, mettere in ordine... perché le cose funzionano come funzionano? Cadono (dall'alto verso il basso), volano (dal basso verso l'alto), scompaiono e ricompaiono (dentro/fuori). Insomma, bisogna imparare a fare un po' di ordine e darsi un metodo. Ecco perché già a soli 18 mesi un bimbo, se coinvolto e stimolato a offrire i piedi per mettere la scarpina, pretende di cominciare sempre dallo stesso piede. O pretende che una storia raccontata segua sempre gli stessi step e abbia le stesse parole. 

Il bambino, se lo osserviamo con occhio curioso, senza la fretta di "colonizzarlo", ci aiuta a vedere e comprendere come egli sia comunque competente e attrezzato a entrare nel mondo, a esplorarlo e analizzarlo come uno scienziato. Gli adulti ragionando da conquistadores, non vedono i percorsi esplorativi spontanei e alternativi di ogni bambino: c'è chi gattona e chi striscia il sedere, chi è destrimane, chi è mancino e chi non riesce a decidersi. 

Aiutare un bambino a usare i suoi strumenti "da geometra" fin dai primi mesi significa fornirgli gli strumenti per quel salto enorme che è dato dalla capacità di rappresentarsi non solo mentalmente, a anche graficamente i rapporti spaziali. Rapporti spaziali che trasformano il caos in oggetti. Un omino è un cerchio con quattro stanghette all'esterno e due cerchietti all'interno. Una casa è un quadrato con un triangolo in testa. 

Il bambino non è un pianeta da colonizzare e plasmare, ma prima è da osservare per imparare come lui risolverebbe il problema di orientarsi e mettere ordine nel mondo, poi guidarlo a ottimizzare l'uso dei suoi strumenti naturali. 

Anche un bambino che nascesse con un "assetto" danneggiato (non segue le tappe di sviluppo cosiddette "giuste") avrà sempre comunque degli strumenti che lo collegano al mondo per dargli ordine e significato. Quello che da fuori noi leggiamo come patologia ci mostra anche il modo con cui lui potrà connettersi al mondo.

Questo è il punto cruciale: comprendere i significato di un comportamento, di una strategia scelta, di un percorso per raggiungere una meta.


Leggi l'articolo completo su Educare03, 2017, n. 1.


Miriam Gandolfi

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